La guerra in Ucraina, con il conseguente sconvolgimento dei mercati delle materie prime, e la recente ammissione da parte dell’Unione europea del gas e del nucleare fra le fonti energetiche “green” per la transizione ecologica, hanno reso più difficile, se non bloccato, il raggiungimento di molti punti dell’Obiettivo 7 Energia pulita e accessibile.
Su questa decisione, pubblichiamo l’opinione inviato ad Agenda17 da Pippo Tadolini, che ci porta il punto di vista dell’organizzazione ambientalista Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”.
Questo inizio d’estate 2022 verrà ricordato come una delle pagine più nere nella storia dell’ambiente e delle politiche che dovrebbero agire a sua tutela, e di tutta la storia dei tentativi di contrastare la crisi climatica in atto.
La tragedia della Marmolada, in cui molte persone hanno perduto la vita perché la montagna ha subìto un vero e proprio collasso per via delle trasformazione indotte dai cambiamenti climatici, ha segnato una tappa tragicamente simbolica. Non solo perché è stato pressoché unanime il giudizio sulle cause (al netto delle solite scriteriate accuse agli ambientalisti, scagliate da alcuni opinion makers), ma anche perché un altro fatto, anch’esso terribilmente simbolico, si è verificato contestualmente: subito dopo aver reso omaggio alle vittime della tragedia, e ammesso, seppure un po’ a denti stretti, che la colpa risiede nel riscaldamento climatico indotto dalle scelte umane, i presidenti Mattarella e Draghi sono volati alla volta di Turchia e Mozambico (già altri viaggi con le stesse finalità si erano svolti in precedenza ed altri si prevedono) per stipulare nuovi accordi, atti a perpetuare per il nostro futuro energetico, l’impianto centrato sulle fonti fossili, con tutte le conseguenze.
Metano peggio della CO2, secondo Nature, ma “green, secondo l’Ue
Proprio negli stessi giorni il britannico The Guardian, uno degli organi d’informazione più quotati e più rigorosi sui temi ambientali, riprendendo un approfondito studio di Nature, prestigioso rivista scientifica, ha pubblicato un’ulteriore accusa al metano di essere uno degli elementi più climalteranti. Infatti, come insistono a dire gli scienziati, questo gas (ancora spacciato per scarsamente impattante dalla lobby dei fossili), si rivela ogni giorno di più essere più pericoloso della stessa anidride carbonica.
Ma c’è di più: questo studio recentissimo ha dimostrato che la concentrazione del gas in atmosfera sta aumentando molto più velocemente di quanto atteso anche dalle proiezioni più pessimistiche. Infatti si è innescato un processo che sta rallentando di ben quattro volte la degradazione, e che si sta autoalimentando. Cioè più metano è presente in atmosfera, meno funzionano i processi della sua denaturazione.
E mentre queste evidenze sono sotto gli occhi di chiunque le voglia vedere, in Europa (anche se la presidente Von Der Leyen dice di auspicare l’ accelerazione della transizione alle rinnovabili) viene votato l’inserimento di metano e nucleare nella cosiddetta tassonomia sostenibile, il che vuol dire che queste due fonti verranno considerate degne di essere sostenute e finanziate come fossero energie rinnovabili.
L’Emilia Romagna spalanca le porte al metano
Per restare più vicini a casa nostra, intanto, il presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini, dal palco dell’assemblea annuale di Confindustria, ha affermato che l’intera città di Ravenna è assolutamente felice di essere riempita di strutture finalizzate all’estrazione del metano, la sua lavorazione, trasporto, rigassificazione. Ed anzi, se da altre parti (per esempio a Piombino) faranno le bizze per opporsi al rigassificatore loro destinato, la città portuale della nostra Regione si candiderà ad ospitarne due.
Dal canto suo, il sindaco di Ravenna afferma di voler mettere paletti sul tema della sicurezza, senza per altro spiegare di quali paletti si parli, se è vero che del tutto recentemente il Consiglio comunale ha votato una mozione, proposta da Fratelli d’ Italia, in cui si chiede addirittura di scavalcare (in pratica si propone la liberalizzazione totale) il già molto ambiguo e permissivo Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI) del Ministro Cingolani, e consentire le estrazioni anche in prossimità della costa.
Pur di garantire un ampio e determinato fronte pro-gas si corre dietro anche all’estrema destra. C’è stato un solo voto contrario, quello del M5S, che pure a Ravenna è in maggioranza e a Roma è al Governo, ma che probabilmente si è preso la briga di studiarsi come stiano le cose.
Troppe domande senza risposte in nome dell’emergenza
Ora, nella nostra terra e ovunque si propongano certe scelte bisogna porsi delle semplici e doverose domande. La consapevolezza delle popolazioni è stata in qualche modo verificata? Qualcuno, nelle Istituzioni, ha provato a consultare in qualche maniera la cittadinanza? È stato spiegato alla gente quanto costituisca un rischio per la sicurezza, la qualità dell’aria, la salute, l’ambiente marino, l’estrema proliferazione e concentrazione di tutte queste strutture finalizzate all’ impero del metano (moltiplicazione delle trivelle, depositi gnl, impianto CCS, rigassificatore)?
È stato detto che il nostro mare diventerà teatro di un viavai di navi gasiere, che non sono certo innocue come barchette a vela? Qualcuno ha spiegato che la storia dell’abbassamento dei prezzi delle bollette favorito da queste realizzazioni è una colossale deformazione della realtà, dal momento che il gas andrà sul mercato e sarà rivenduto ai prezzi di mercato (sui quali lo stesso Ministro Cingolani dichiara esservi un abbondante ruolo delle manovre speculative)?
Qualcuno ha chiarito che non è affatto vero che il previsto rigassificatore di Ravenna servirà per affrontare le difficoltà immediate, dal momento che non sarà operativo prima di fine 2024? E anche che la “provvisorietà”, più volte affermata, di queste realizzazioni, è a sua volta una grave inesattezza, dal momento che SNAM pare stia chiedendo la concessione per venticinque anni.
In pratica si sta disegnando il futuro di un assetto energetico tutto centrato sul fossile, che la farà da padrone ancora per molti decenni (testuali parole di un alto dirigente del settore oil&gas). Se è così, è lecito agire con procedure addirittura d’emergenza, come se fossimo in presenza di un terremoto o di una pandemia in cui si debbono prendere decisioni in poche ore, e nominare commissari straordinari ad hoc i principali esponenti delle parti richiedenti? Infatti i Presidenti delle Regioni Emilia Riomagna e Toscana, Bonaccini e Giani, sono stati in quattro e quattr’otto designati in tali ruoli.
Mobilitazioni e alternative da Piombino a Brindisi
Va detto che nelle altre sedi di cui si parla, per il momento soprattutto Brindisi e Piombino, momenti di informazione e di partecipazione ve ne sono stati. Le popolazioni stanno rispondendo in maniera nettamente contraria al partito del gas, e si è creata un’alleanza, che vede insieme movimenti ambientalisti, categorie economiche, realtà sindacali, partiti politici, e istituzioni locali, in senso abbastanza trasversale.
In Emilia Romagna, e a Ravenna in particolare, pare che l’ipotesi di coinvolgere le persone, informarle obiettivamente e in maniera esaustiva, e sentirne il parere, non venga neppure presa in considerazione.
Diciamo che si continua a voler “andare avanti a tutto gas”, e nella direzione più sbagliata possibile!!!
I movimenti ambientalisti continuano in maniera instancabile a fare controinformazione, o meglio, a fare informazione (dal momento che da parte di ENI, di Snam, della Regione Emilia Romagna e delle Istituzioni locali, fino ad ora è venuta prevalentemente deformazione), ma bisogna che anche qui nelle nostre terre si crei un’alleanza vasta, che coinvolga la società civile, la politica, il mondo del lavoro, e che tutti i soggetti ragionino insieme e insieme si oppongano.
Non c’è più molto tempo. Non solo per la qualità dell’aria, per la salute e la sicurezza di chi vive nei territori bersagliati da questo attacco, ma per il futuro di intere generazioni. E anche per quello della democrazia.