Nella plenaria del 6 luglio, il Parlamento europeo ha bocciato con uno scarto di 50 voti su 639 la mozione che chiedeva di porre il veto all’inserimento del gas e del nucleare nella “tassonomia” delle energie rinnovabili.
Sulla scelta di inserire o meno atomo e gas fra le energie rinnovabili nella transizione energetica dell’Unione si è dibattuto a lungo, e la posizione del mondo ambientalista, supportata anche da buona parte di quello scientifico, è sempre stata contraria, Agenda17 ha dato ampio spazio a questo dibattito, mettendo soprattutto a confronto gli aspetti scientifici.
Ma con il passare del tempo è diventato chiaro che non solamente hanno pesato gli interessi di Paesi con forti concentrazioni nel settore dell’atomo di cui abbiamo parlato, ma che la guerra in Ucraina ha indebolito la soluzione che puntava al “tutto rinnovabile subito”.
Su questa decisione così importante per tutti i Paesi dell’Unione e per il clima del Pianeta, pubblichiamo il commento inviato ad Agenda17 da Marco Falciano che ci porta il punto di vista dell’organizzazione ambientalista Fridays For Future, che ha al centro del proprio programma la riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera.
Il fatto che l’UE abbia incluso il gas fossile e l’energia nucleare nella finanza sostenibile è un tradimento inaccettabile attuato ai danni delle future generazioni, frutto di una visione politica miope che guarda solo al futuro più prossimo e al profitto economico, senza badare al benessere dell’ambiente in cui viviamo. Appare chiaro che gli attuali rappresentanti del Parlamento Europeo non siano in grado di realizzare un equo bilanciamento tra interesse economico ed ambientale, non rappresentano adeguatamente chi invoca da anni maggiori tutele per l’ambiente e un radicale cambio dei sistemi di produzione, a partire dall’energia.
Anche a fronte delle drammatiche catastrofi climatiche a cui assistiamo ogni giorno, come la siccità e il ritiro dei ghiacciai fino alla tragedia della Marmolada, è assurdo che si autorizzino nuovi investimenti a favore delle fonti di produzione più impattanti e dannose.
È chiaro che vi sia un netto squilibrio di forze capaci di influenzare le decisioni politiche a livello europeo e internazionale, da una parte vi sono gli inquinatori, riuniti in lobby multimiliardarie in grado di influenzare le decisioni degli Stati facendo leva sul proprio potere economico incontrastato, dall’altra le associazioni ambientaliste no profit, basate sul volontariato, che invocano di salvare il salvabile prima che sia troppo tardi, forti solo della ratio delle tesi scientifiche, che avvisano da oltre trent’anni la catastrofe climatica che stiamo vivendo.
Questo dualismo impari riduce la politica ad asservire le illogiche richieste dei grandi produttori di energia, fossile e nucleare, che continuano ad avere una linea di comunicazione preferenziale coi vertici UE, ad investire centinaia di milioni di euro ogni anno per oliare gli ingranaggi del sistema e raggiungere i propri obiettivi, in beffa all’interesse ambientale e della popolazione, perseguendo il profitto con la logica anacronistica del “tutto e subito”.
Non ci sono giustificazioni.
“How dare you?”
Citando lo speech di Greta Thunberg: “come osate continuare a rubare i nostri sogni con le vostre parole vuote? Come osate guardare altrove e dire che state facendo abbastanza?”