Le scuole secondarie per le ragazze afghane sono chiuse da oltre 10 mesi, e non riapriranno. È il risultato della Grande Conferenza che ha riunito nei giorni scorsi, a Kabul, migliaia di anziani e Ulema, termine che nella religione islamica indica religiosi e predicatori; sono loro che avrebbero dovuto dare indicazioni sul futuro delle studentesse afghane dopo che Il governo dei talebani aveva già disatteso tutte le aspettative delle giovani donne che speravano di poter riprendere dal 21 marzo gli studi nelle scuole di istruzione secondaria.
La stampa italiana ed estera, che ai tempi dell’impegno militare in Afghanistan aveva fatto della uguaglianza di genere, in particolare in campo scolastico, una bandiera della democrazia da esportare, ora tace.
Da quando hanno preso il potere i Talebani nell’agosto 2021 l’educazione femminile è riservata solo alle bambine che frequentano le scuole primarie mentre la scuola secondaria e l’università rimane riservata ai ragazzi.
L’organizzazione umanitaria Human Rights Watch ha dichiarato tramite la sua portavoce Heather Barr di non essere sorpresa che il raduno non abbia portato alcuna svolta alla questione dell’educazione femminile perché sul fronte dei diritti delle donne il governo talebano continua a fare promesse vane alla comunità internazionale. Come scrive la testata online afghana TOLONews, sui 3000 partecipanti alla Conferenza, solo due persone hanno sollevato la questione dell’educazione femminile.
Le ragazze che frequentano le classi secondarie 7-12 anni continueranno a rimanere a casa, o a dover frequentare lezioni clandestine in abitazioni private a gravi rischi per la loro incolumità e quella delle loro insegnanti.