Per la giornata mondiale degli uccelli migratori, che quest’anno cade il 14 maggio, le Nazioni unite hanno scelto il tema dell’inquinamento luminoso.
La risoluzione “Light pollution guidelines for wildlife” del CMS (Convention on Migratory Species delle Nazioni unite) di febbraio 2020 sottolinea che “l’inquinamento luminoso da luce artificiale altera il naturale susseguirsi di luce e buio negli ecosistemi e, aumentando ogni anno del 2%, provoca seri problemi a molte specie di uccelli.”
Per comprendere l’impatto del fenomeno, basta pensare che più dell’80% della popolazione mondiale oggi vive sotto un cielo illuminato anche durante le ore notturne, una percentuale che raggiunge il 99% in Europa e Nord America. Secondo le stime dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), l’illuminazione notturna rappresenta circa il 20% del consumo elettrico mondiale. Viene usata per rischiarare le nostre strade e i nostri quartieri, ma anche per creare effetti particolari su monumenti, chiese, paesaggi.
Le conseguenze di questo crescente impiego di luci artificiali sugli uccelli migratori sono tante e diversificate. “La ricerca scientifica, negli ultimi decenni, ha esplorato il fenomeno con metodi rigorosi e ha messo in evidenza l’esistenza di impatti importanti delle luci artificiali, o ALAN (Artificial Light At Night) sul comportamento degli uccelli, in qualche caso arrivando a quantificarne la portata – ha spiegato ad Agenda17 lo zoologo Giuseppe Bogliani, docente presso la facoltà di Scienze dell’Università di Pavia, divulgatore scientifico e consulente della Lega italiana protezione uccelli (Lipu) -. Gli effetti più evidenti per il pubblico sono rilevabili in corrispondenza degli edifici alti e lasciati illuminati tutta la notte, quando la mattina successiva le numerose carcasse degli uccelli morti per l’impatto si accumulano alla base degli edifici stessi.”
“Altri effetti negativi dell’ALAN sono stati rilevati soprattutto negli esemplari giovani e inesperti e ai primi voli degli uccelli marini che volano anche di notte, come le berte maggiori mediterranee, in quanto le luci costiere attirano verso terra molti individui, soprattutto nelle notti senza luna.”
“Complesse – continua Bagliani – sono poi le relazioni esistenti fra intensità delle ALAN, rumore di fondo e attività di canto mattutino degli uccelli che nidificano negli ambienti urbani, nei quali le ALAN causano delle modificazioni nei ritmi di canto; soprattutto, gli uccelli nelle aree con ALAN elevato cantano prima la mattina.”
Morte, disorientamento, cambio di abitudini fra le conseguenze
Un caso emblematico e inquietante dell’effetto dell’illuminazione notturna sugli uccelli è avvenuto nel 2002, quando l’installazione artistica “Tribute in Light” dedicata alle vittime dell’attentato alle Torri gemelle dell’11 settembre ha modificato il volo di più di un milione di uccelli.
“Il percorso naturale di una specie rimane costante negli anni – racconta Marco Mastrorilli, ornitologo, scrittore e divulgatore – ma nel corso del tempo il territorio che attraversa è stato antropizzato, e questo crea un forte disorientamento. Durante la migrazione gli uccelli subiscono un sensibile calo di peso e diventano più sensibili alle predazioni di altri animali, senza contare che devono compiere un notevole sforzo per attraversare determinati tratti, per esempio le Alpi.
Uno spostamento errato, quindi, può costare la vita a migliaia e migliaia di uccelli, e infatti questo tipo di fattore può essere considerato uno dei più minacciosi per la vita della dell’ornitofauna selvatica. La luce cambia completamente lo scenario: ci sono anche animali diurni che vengono disturbati nel loro ritmo circadiano, perché di notte non possono riposarsi come dovrebbero.”
Diminuisce la “connettività degli habitat”
La prospettiva corretta per interpretare questi effetti dell’illuminazione notturna è quella della “connettività ecologica”: le luci artificiali infatti agiscono per alcune specie come vere e proprie “barriere”, diminuendo la connettività tra gli habitat, proprio come accade con autostrade e altre infrastrutture.
“L’aerosfera – afferma un recente articolo pubblicato sulla rivista Ecology – non è generalmente considerata come un habitat integrato, eppure per gli animali che migrano di notte, livelli elevati di luce artificiale possono frammentare o diminuire la qualità dell’habitat aereo, riducendo così la connettività funzionale dei corridoi aerei che facilitano il movimento fino alle aree di riproduzione”.
Durante le migrazioni, l’interferenza luminosa si combina inoltre con altri tipo di inquinamento. “Di recente – afferma Bogliani – , si è rilevato che lungo molte vie di migrazione le aree caratterizzate da maggior ALAN sono anche quelle nelle quali i livelli di inquinamento atmosferico sono più elevati, se misurati con il PM2,5; quindi, gli uccelli migratori notturni vengono attirati dalle luci nelle aree mediamente più inquinate, subendone quindi gli effetti negativi.”
Il problema è vivo anche in Italia. Se ne occupano gruppi come il Coordinamento per la protezione del cielo notturno, CieloBuio. “L’Italia produce un flusso di luce da illuminazione esterna notturna che è il triplo, pro-capite, della Germania – afferma CieloBuio nel suo ultimo comunicato stampa -. Questo significa che semplicemente illuminando quanto fanno i tedeschi si potrebbero risparmiare i due terzi di questa spesa energetica. Oggi, il Parlamento europeo per la strategia sulla biodiversità chiede alla Commissione di fissare un ambizioso obiettivo di riduzione dell’uso di illuminazione artificiale esterna per il 2030. Abbassare e spegnere le luci non fa risparmiare solo soldi, ma migliora l’ambiente e aiuta a preservare la biodiversità per le generazioni future e a diminuire le emissioni di CO2.”
Anche questo articolo mi ha fatto conoscere un altro problema che gli uomini provocano agli animali e all ‘ecosistema naturale.
Molto interessante e chiaro.