“L’educazione sessuale e l’informazione sui metodi contraccettivi al momento sono delegate alle famiglie, ma devono essere inserite in programmi gestiti dalla sanità in sinergia con le istituzioni scolastiche – afferma ad Agenda17 la senatrice Paola Boldrini, vicepresidente della Commissione igiene e sanità –. La scuola deve essere la dimensione della crescita e del confronto, e gli stessi insegnanti devono essere formati su queste tematiche. I programmi devono essere aggiornati e coordinati.
Per lo più le famiglie non hanno tempo o competenze per affrontare con i propri figli questi argomenti. I giovani si ritrovano soli, senza punti di riferimento, e spesso in situazioni di potenziale o, peggio, reale pericolo. La prevenzione dev’essere il primo obiettivo, ma si può costruire solo attraverso l’informazione. In mancanza di informazione si crea ‘difformazione’, che può sfociare in gravi rischi per la salute, in violenza, bullismo, femminicidio.”
Boldrini cita a proposito una recente ricerca, promossa dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del consiglio dei ministri con la collaborazione dell’Istituto degli Innocenti di Firenze nell’ambito della tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, volta a raccogliere il punto di vista delle ragazze e dei ragazzi dai dodici ai diciassette anni: i dati emersi raccontano che, se i giovani esplicitano i temi sui quali vorrebbero trovare un confronto a scuola, si riferiscono a quelli che attraversano la loro crescita, tra cui proprio l’educazione sessuale.
Anche secondo Francesco Mingiardi, avvocato responsabile dell’azione popolare portata avanti dalla campagna #LiberaDiAbortire, la scuola gioca un ruolo fondamentale, con gli insegnanti in prima linea. Spiega infatti ad Agenda17 che tutta la campagna “cerca di fare in modo che determinate conoscenze e informazioni, al momento di esclusiva competenza degli operatori, diventino più fruibili a tutte e a tutti.
Il punto di arrivo – continua Mingiardi – sarebbe che gli insegnanti riuscissero a parlare di sessualità con preparazione e competenza. I docenti dovrebbero essere debitamente supportati. Del resto anche l’educazione civica nelle scuole non viene insegnata da costituzionalisti, ma dagli stessi insegnanti. Il punto chiave è che le persone, gli insegnanti, devono studiare e aggiornarsi.”
È quindi più che mai necessario costruire un passaggio, una transizione culturale, che possa riportare gli adolescenti e i giovani ad avere fiducia nella relazione con le istituzioni. È di primaria importanza costruire dei canali di comunicazione con questa fascia della popolazione, da una parte creando consapevolezza e stimolando comportamenti “responsabili”, dall’altra offrendo luoghi protetti di ascolto e, dove necessario, di soccorso.
Sono convinta anche a scuola sia indispensabile trattare con i ragazzi sulla sessualità perché non sempre in famiglia i giovani trovano la possibilità di informarsi e di chiedere consigli. Certo gli ins6devono essere preparati adeguatamente.