Inizia martedì 1 marzo il ciclo di seminari “Crisi climatica, sfruttamento e diritti umani”, che prevede sei incontri dedicati al tema del cambiamento climatico in una prospettiva che ne abbraccia le dimensioni ecologica, sociale ed economica. “Già dal titolo del corso abbiamo voluto sottolineare il fatto che la crisi climatica non è solo crisi ambientale, ma è strettamente correlata ai temi dello sfruttamento, del divario tra Nord e Sud del Mondo, dei diritti umani e della loro sistematica violazione”, afferma ad Agenda17 Anna Zonari, del Centro di servizi per il volontariato (Csv) terre estensi e coordinatrice dell’Università del volontariato.
Il Csv è attivo già da alcuni anni sul tema del clima, soprattutto nell’ottica di creare percorsi formativi che aiutino a comprendere fenomeni spesso complessi. “Il contesto nel quale abbiamo organizzato questo corso – prosegue Zonari – è la formazione di volontari del terzo settore, di attivisti ma anche degli studenti, dal momento che è progettato in collaborazione con l’Università di Ferrara e l’Università di Modena e Reggio Emilia.”
Docenti e attivisti spiegano sfruttamento dell’ambiente, migrazioni e sostenibilità urbana
Già dal primo incontro sarà sottolineato il legame tra i molteplici scenari coinvolti dalla crisi climatica, a partire dalle migrazioni. “In questi giorni – afferma Zonari – ci stiamo rendendo conto che esiste un tema importante, la guerra, che rischia di minare le nostre vite perché è vicina a noi. La guerra però c’è già nel Mondo, è una realtà concreta anche se non la viviamo direttamente.
Così accade per la crisi climatica: è già realtà, tanto da essere diventata la prima causa di esodo delle popolazioni, che fuggono da luoghi nei quali la terra non produce nulla perché piove poco o niente. Anche qui da noi è già arrivata: purtroppo, però, sembra che non ce ne rendiamo conto, abbiamo per così dire scarsa empatia quando non ci coinvolge in prima persona e, di conseguenza, non facciamo abbastanza per contrastarla.”
Gli incontri successivi proseguiranno settimanalmente per trattare i temi dello sfruttamento delle risorse ambientali, l’attivismo dei Fridays for future, lo sfruttamento del lavoro e il fenomeno migratorio, il disordine urbano per arrivare, infine, al 5 aprile con l’ultimo webinar dedicato alle discriminazioni sociali.
Primo obiettivo di questi webinar è riportare al centro il concetto di giustizia climatica, che sottende un criterio di equità sociale ed economica imprescindibile nella lotta contro il cambiamento climatico.
“Come Csv – prosegue Zonari – abbiamo molta consapevolezza dell’emergenza climatica e riteniamo importante evidenziare il legame tra la realtà ambientale, la dimensione sociale e quella economica, che sono interrelate perché la crisi climatica è causata dall’attività antropica e questa, a sua volta, è prodotta da un sistema di produzione e consumo che produce alterazioni e squilibri sia nel sistema della biosfera sia nel campo della giustizia e dell’equità sociale.
Per sostenere il livello economico dei Paesi cosiddetti sviluppati, infatti, si fa leva su quelli più poveri, che possiedono le materie prime ma nei quali mancano molti diritti fondamentali e che per primi stanno subendo la crisi climatica.”
La collaborazione tra università e istituzioni può tradursi in progetti concreti sul territorio
La collaborazione con le università permette infine agli studenti di sperimentare un metodo di lavoro basato sulla collaborazione tra realtà diverse.
“È importante – conclude Zonari – creare consapevolezza nei ragazzi. Già da qualche anno co-presentiamo un corso con l’università, l’anno scorso focalizzato più su urbanistica e città eco-sostenibili, quest’anno invece su disuguaglianze e diritti. La speranza è che nell’ambito accademico e universitario il tema della sostenibilità sia sempre più presente, soprattutto nell’ottica della formazione della futura classe dirigente.
La Terza missione dell’università, infatti, è radicarsi nel tessuto comunitario. Su alcuni temi è più semplice, su altri è molto complicato. Ad esempio, ci sono università con progetti di sostenibilità in tutto il Mondo, ma paradossalmente nelle loro città ciò non si traduce in pratica.
Penso a Ferrara, che non ha un piano di contrasto ai cambiamenti climatici nonostante sia destinata a inaridirsi e, nel tempo, a finire sotto il livello del mare. Non c’è sufficiente coinvolgimento dell’università, che pure ha gli strumenti per costruire tale piano.
L’anno scorso siamo riusciti ad avviare un progetto di forestazione urbana che ha visto la collaborazione tra amministrazione comunale, terzo settore e università. Vogliamo quindi continuare a favorire la nascita di queste sinergie, che si traducano in progetti concreti per il territorio e la comunità.”