Un recente studio pubblicato su Nature Communications Earth & Environment quantifica i contributi dei cinque maggiori emettitori di gas serra al riscaldamento regionale previsto per il 2030.
Lo studio è stato condotto da un team di ricercatori che fanno parte di istituti svizzeri, tedeschi e australiani attivi da anni nelle ricerche sul clima e prende in esame le emissioni pro capite di CO2 nel periodo dal 2016 al 2030.
Le simulazioni di Lea Beusch e colleghi hanno permesso di delineare vari scenari. In particolare, le emissioni cumulative di Cina, Stati Uniti, i Paesi dell’Unione europea, India e Russia, nel periodo che va dal 1991 al 2030, fanno prevedere annate estremamente calde ogni due anni nel 92% degli Stati del Mondo. Invece senza le loro emissioni, solo il 46% dei Paesi andrebbe incontro ad anni di caldo estremo.
Se tutte le nazioni del Mondo emettessero quanto gli Stati Uniti, nel 2030 la temperatura media globale sarebbe di 0,4 °C più alta rispetto alle previsioni attuali. Inoltre, il 75% degli Stati del Mondo, invece dell’11%, vedrebbe superata la soglia dei 2 °C di aumento della temperatura regionale.
Anni estremamente caldi meno probabili senza i “top five”
L’équipe ha utilizzato una combinazione innovativa di simulazioni statistiche e modelli climatici per prevedere l’andamento del clima in funzione delle emissioni di gas serra dei “top five”, i cinque maggiori emettitori.
L’analisi ha preso in considerazione due periodi di tempo: il primo va dal 1991 al 2030, dopo il primo rapporto sul clima del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC), il secondo parte dall’anno successivo all’Accordo di Parigi (2016–2030).
Ai “top five” è imputabile il 52% delle emissioni totali per il periodo 1991-2030 e il 53% per il periodo 2016-2030. Partendo da questi dati, i ricercatori hanno ipotizzato tre scenari relativi ai gas serra emessi e al conseguente aumento della temperatura media globale stimato con il modello Magicc sotto riportato.
La linea rossa indica le emissioni e gli aumenti di temperatura calcolati a partire dai dati storici e dagli obiettivi di riduzione fissati dai singoli Stati, i cosiddetti Contributi determinati a livello nazionale (Nationally Determined Contributions, NDC). La linea blu e la linea gialla mostrano invece l’andamento delle emissioni e delle temperature senza i “top five” rispettivamente dopo il primo rapporto dell’IPCC e dopo l’Accordo di Parigi.
Emerge così quanto sia determinante il contributo dei cinque emettitori. Senza di essi, infatti, l’incremento di temperatura nel periodo 1991-2030 resterebbe al di sotto di 1°C.
Grazie al nuovo modello Mesmer, a partire dai dati di temperatura viene inoltre calcolata la probabilità con la quale si verificheranno a livello regionale annate estremamente calde. Con le emissioni dei “top five”, gli anni di caldo estremo diventano sempre più probabili, mentre nel periodo pre-industriale si verificavano solo una volta ogni 100 anni.
Politiche internazionali e CAT
Considerare l’incidenza dei singoli emettitori di gas serra sul cambiamento climatico regionale, oltre che globale, è fondamentale per orientare le politiche internazionali sul clima. In questo contesto, i risultati dello studio offrono un importante strumento integrativo al Climate Action Tracker (CAT), una piattaforma scientifica che tiene traccia delle azioni per il clima intraprese dai singoli Stati, al fine di verificare se siano conformi agli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi.
La metà dei ricercatori che hanno condotto questo studio fa parte di enti coinvolti nello sviluppo e nell’aggiornamento continuo del CAT. Una delle mappe più recenti sviluppate dalla piattaforma mostra che le azioni intraprese dai singoli Stati non sono sufficienti per contenere l’aumento di temperatura entro i limiti fissati dall’Accordo di Parigi. La non conformità è particolarmente grave nei Paesi in grigio e arancione scuro.
Uno strumento in più per la giustizia climatica
La combinazione di simulazioni e modelli sviluppata da Lea Beusch e colleghi e le analisi del CAT possono dare un importante contributo ai temi della giustizia climatica. Finora, infatti, il dibattito internazionale sul cambiamento climatico ha affrontato la questione prevalentemente a livello globale. Tuttavia la quantità di gas serra emessi e gli effetti sul clima differiscono molto da una parte all’altra del globo e i Paesi a basso reddito sono quelli colpiti in modo più drammatico.
Questo studio mette in luce la responsabilità dei cinque principali emettitori nel determinare i cambiamenti climatici a livello globale e regionale. Un taglio netto alle emissioni dei “top five” può ridurre in modo drastico il riscaldamento e gli episodi di caldo estremo sia alle alte latitudini sia nelle aree tropicali, dove la vulnerabilità delle popolazioni è maggiore.