Vaccinare i bambini contro il Covid-19 li protegge non solo dalle infezioni, ma anche dalle gravi conseguenze psicologiche e sociali della pandemia: per i pediatri dell’Emilia-Romagna le vaccinazioni diventano uno “straordinario regalo” per la salute dei più piccoli.
Il 16 dicembre scorso in Italia sono iniziate le vaccinazioni anti-Covid-19 per i bambini di età dai cinque agli undici anni. A inizio febbraio, i bambini di questa fascia ad aver ricevuto almeno la prima dose di vaccino sono poco oltre il 30%. E molti genitori esitano ancora.
I pediatri delle principali associazioni (Società italiana di pediatria, Società italiana di neonatologia, Associazione culturale pediatri, Federazione italiana medici pediatri e Sindacato medici pediatri di famiglia) dell’Emilia-Romagna hanno lanciato a dicembre un appello rivolto proprio ai genitori, per spiegare in ventiquattro punti come mai dovrebbero scegliere di vaccinare i propri figli.
L’appello, ora più che mai attuale, spera di “contribuire a una scelta consapevole, da parte dei genitori, basata su un’esaustiva e corretta informazione”. Non si parla solo di numeri e calcoli rischio/beneficio, ma si mettono in luce anche i vantaggi non direttamente quantificabili, ma altrettanto decisivi, delle vaccinazioni: il benessere psicosociale dei bambini, il contenimento dei danni indiretti e, non ultimo, la salute comune.
Più di dodicimila minori ricoverati per Covid-19 in Italia
Negli ultimi mesi, e soprattutto nelle ultime settimane, è diventato purtroppo evidente come i bambini siano i veri protagonisti di questa ondata pandemica. “Le motivazioni possono essere diverse – spiega ad Agenda17 Agnese Suppiej, co-firmataria dell’appello e direttrice della sezione di pediatria del Dipartimento di scienze mediche di Unife -, ma certamente una è la non copertura vaccinale. A ciò si aggiunge il fatto che sono meno in grado di proteggersi e usare in maniera affidabile dispositivi di protezione individuale.”
I bambini non sono purtroppo al riparo dal virus, e possono presentare decorsi gravi e complicazioni, come la Sindrome infiammatoria multisistemica pediatrica, una grave complicanza che può portare alla morte, o la sindrome da Long Covid.
Secondo i numeri pubblicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) al 26 gennaio sono stati oltre 12mila i ricoveri per Covid-19 di bambini e ragazzi fra zero e diciannove anni dall’inizio della pandemia, di cui trecento ricoveri in terapia intensiva, e trentanove i decessi.
“Questo ci dice come sia importante parlare di questa patologia anche in età pediatrica. Per i bambini sintomi e ospedalizzazioni sono minori, ma sussiste comunque il rischio di ricovero in terapia intensiva. E il ricovero, soprattutto in una terapia intensiva, può avere un effetto devastante sulla vita di un bambino.”
Secondo i trial clinici i vaccini sono sicuri
Per i genitori che si trovino a dover scegliere se far vaccinare i propri figli, uno dei motivi principali per esitare è la questione della sicurezza. In risposta a questi dubbi, nell’appello si evidenzia come su oltre 3,5 milioni di bambini vaccinati con una dose e 1 milione con 2 dosi negli Stati Uniti, i vaccini si sarebbero rivelati estremamente sicuri.
Una delle cose che spaventerebbe di più è il rischio di effetti collaterali cardiaci, cioè le miocarditi. Secondo Suppiej: “da questo punto di vista i genitori possono essere rassicurati perché non ci sono stati casi pediatrici di miocardite, mentre invece ci sono stati con l’infezione da Covid-19. Non solo, ma è stato ormai dimostrato che questa complicazione è un problema totalmente risolvibile, quindi che non causa problemi seri alla salute”.
Un altro elemento che suscita perplessità è la velocità con cui sono stati autorizzati i vaccini. In realtà, come spiega Suppiej, “la velocità è da vedere come un vantaggio e non come una fonte di preoccupazione. Abbiamo avuto la grande fortuna che i vaccini a mRNA erano già in fase di sperimentazione per altre patologie gravi, quindi erano anni che venivano studiati, per cui si è trattato solo di adattarli a questo tipo di virus e alla sua sequenza”.
Vaccinare per proteggere salute mentale e socialità
I pediatri dell’Emilia-Romagna si soffermano anche su aspetti meno “quantificabili” ma che, per la vita dei bambini, possono davvero fare la differenza. Vaccinando i propri figli li si protegge anche dagli effetti psicologici negativi dovuti alle restrizioni dettate dalla pandemia: isolamento, timore del contagio, interruzione delle attività scolastiche e ricreative.
La pandemia ha infatti influito pesantemente sulla salute mentale, non solo degli adulti ma anche dei bambini. Il problema, racconta Suppiej, è diventato “un’esperienza quotidiana non solo del pediatra di libera scelta, che segue da vicino i bambini, ma anche nei pronto soccorsi pediatrici. Sono aumentati i disturbi dell’umore, l’ansia, la depressione”.
Crescono anche i disturbi psicosomatici, e cambiano sintomi: “in passato i bambini soffrivano più mal di testa, dolori addominali eccetera, ora stiamo vedendo che i bambini in era di pandemia hanno soprattutto sintomi cardio-respiratori”.
Non si tratta solo di ridurre i casi di malattia mentale. Come si mette in risalto nell’appello, facendo vaccinare i propri figli li si avvicina al momento in cui potranno riprendere attività e interazioni sociali in un contesto di “nuova normalità”. Andare a scuola con le mascherine impedisce ai bambini di guardarsi in volto e trasmettere le proprie emozioni, e Suppiej mette in guardia: “una delle basi dell’autismo è proprio l’incapacità del bambino di riconoscere le espressioni del volto. È chiaro che queste attuali restrizioni potrebbero avere implicazioni future molto serie per i ragazzi”.
Vaccinare per il bene dei propri cari e della società
Non da ultimo, i pediatri si appellano al senso di responsabilità dei genitori. Le vaccinazioni pediatriche sono fondamentali per proteggere le persone a rischio, ridurre la circolazione del virus, evitare che si creino varianti e quindi il proseguire della pandemia.
Un circolo “virtuoso” che non può che risolversi a favore dei bambini stessi. Gli effetti indiretti della pandemia sono proprio i più difficili da prevedere ma, potenzialmente, i più devastanti.
Secondo uno studio condotto su ventuno paesi, da marzo 2020 ad aprile 2021 oltre un milione di bambini e adolescenti sono rimasti orfani di almeno un genitore o un nonno. “Queste perdite – afferma Suppiej – sono associate a un aumentato rischio di abbandono scolastico, suicidio, malattie croniche, e anche di morte prematura, senza considerare ovviamente gli effetti devastanti di tipo psicologico.”
“La crescita sana di un bambino – conclude Suppiej – dipende moltissimo dall’ambiente in cui questo vive. La preoccupazione per la salute dei propri cari, la perdita di persone vicine importanti, le preoccupazioni economiche dei genitori non possono non avere un impatto sulla loro vita futura.”