Quando un bambino arriva all’hub vaccinale per Covid-19, significa che la scelta sostanzialmente è già stata fatta. Anche se può sembrare tutto facile e già deciso, è all’hub che si gioca il finale della partita e la comunicazione, non solo ai genitori ma soprattutto ai bambini, assume un ruolo centrale.
Un ambiente accogliente e dedicato
La comunicazione inizia molto prima delle parole, e un elemento fondamentale è proprio l’ambiente dove vengono somministrate le vaccinazioni. Come spiega Gloria Pocaterra, referente infermieristica dell’attività vaccinale del Dipartimento di sanità pubblica Ausl di Ferrara: “l’obiettivo di ogni giornata al centro vaccinale è creare un ambiente accogliente per i bambini, anche grazie al personale appositamente formato per gestire i genitori e i minori.”
Quindi, oltre al setting che ispira sicurezza e serenità, incide fortemente la capacità di relazionarsi con i bambini o gli adolescenti. Non si tratta però di abilità innate, anzi, come sottolineato da Pocaterra, “gli infermieri Covid pediatrici frequentano corsi di formazione specifici e motivazionali, tenendo conto dell’aspetto psicologico su come rapportarsi con le persone e il giusto approccio da tenere con bimbi e genitori.”
Proprio in considerazione di queste necessità, nella provincia di Ferrara, le vaccinazioni pediatriche vengono erogate in ambienti dedicati e adatti ai bambini.
Una decisione, ben studiata e voluta, in cui è stata coinvolta anche Agnese Suppiej, neuropsichiatra infantile, docente di pediatria e direttrice della sezione di pediatria del Dipartimento di scienze mediche di Unife.
Adulti e bambini: percezioni e paure diverse necessitano di un approccio differente
Se a volte, per vari motivi spesso associati alle fake news circolanti, la vaccinazione Covid-19 spaventa gli adulti, nella maggioranza dei casi per i bambini la paura più grande è legata allo strumento associato all’iniezione: la siringa.
All’hub vaccinale pediatrico le reazioni sono un mix complesso di tante e diverse emozioni. “Spesso c’è più tensione e preoccupazione da parte del genitore che del bambino – sottolinea Pocaterra -. Quindi, è importante tranquillizzare le famiglie, rispondere a tutte le loro domande e chiarire gli ultimi dubbi, coinvolgendo anche il bambino, ma la parte determinante è proprio come ti poni con il genitore.”
“La comunicazione con gli adulti deve essere trasparente – afferma Chiara Valentina Segrè, responsabile della supervisione scientifica alla Fondazione Umberto Veronesi -, bisogna mettere in evidenza tutti gli aspetti, senza glorificare i vantaggi indubbi del vaccino o minimizzare le preoccupazioni e ridicolizzare i rischi, questo è assolutamente sbagliato. Invece, bisogna essere accoglienti, empatici e rassicuranti perché la maggior parte delle persone dubbiose, lo sono perché hanno paura di prendere una decisione che possa arrecare un danno ai propri figli, per i quali ci si preoccupa molto di più che per se stessi.”
Se i genitori sono sereni riguardo alla vaccinazione, lo sono anche i diretti interessati. Ma se questo non bastasse, l’attestato di coraggio che si riceve dopo la vaccinazione, è fonte di orgoglio per i bambini e lo mostrano come fosse un trofeo. Questa specie di diploma incuriosisce e persuade la maggior parte, ma non per tutti è un motivo sufficiente.
Infatti, “ci sono ovviamente anche bambini più restii e che hanno paura, in questo caso è molto importante avere un approccio più empatico – commenta Pocaterra -. Inoltre, spesso è utile far vedere che qualcun altro l’ha già fatto, così il bambino prende coraggio guardando i propri coetanei. Poi, in aggiunta all’attestato di coraggio, caramelle e cioccolatini vengono offerti in premio e costituiscono uno stimolo in più per affrontare più serenamente il momento della vaccinazione.”
Allegria e condivisione per una buona comunicazione
Le associazioni di volontariato del territorio adottano una modalità di interazione e comunicazione più giocosa con i bambini, e si sono attivate concretamente per alleggerire alcune lunghe giornate agli hub vaccinali pediatrici. Infatti, l’intervento delle associazioni – commenta Pocaterra – aiuta a gestire le sale d’attesa, favorisce un clima accogliente e riduce la tensione. Penso alla consegna delle calze della befana a Cento e a Bondeno o all’intrattenimento offerto dai clown a Ferrara.”
In Italia, molte associazioni di clown di corsia hanno aderito alla campagna vaccinale pediatrica e sono tuttora impegnate a supporto dell’attività. In questo momento di difficoltà, l’accesso alle strutture ospedaliere è più complicato anche per le associazioni di volontariato, ma l’energia e la voglia di aiutare e comunicare è sempre la stessa ed è veicolo di gioia, risate e condivisione.
Anche l’associazione di volontariato dei “Pagliacci senza gloria” di Ferrara ha offerto i propri servizi all’Ausl di Ferrara. Durante l’open day dedicato ai bambini, i Pagliacci senza gloria hanno portato la loro esperienza maturata in altri contesti pediatrici per sollevare gli operatori sanitari in presenza di titubanze o reticenze alla puntura. Al posto di un cellulare o un tablet per distrarsi dall’ago, i piccoli sono stati catturati da tanti palloncini colorati, magie, simpatici sketch e un supereroe mascherato: Spiderman. Una comunicazione divertente, coinvolgente e avvolgente che aiuta a sconfiggere o semplicemente a dimenticare la paura.
Tanto impegno, costanza, disponibilità e cura nei modi, nei gesti e nelle parole sono ricompensati dal raggiungimento dell’obiettivo della vaccinazione dei bambini. E a volte alcuni episodi scaldano anche il cuore, come racconta Gloria Pocaterra: “i bambini disabili o problematici ti dicono che hanno paura, ma che lo vogliono fare perché riescono a capire l’importanza della vaccinazione. Poi, alla fine ti dicono pure grazie e ti mandano un bacio.”