Mai prima d’ora i vaccini sono stati così al centro dell’attenzione e del dibattito internazionale. Eppure, le vaccinazioni di routine e dell’infanzia hanno subito una dura frenata d’arresto in tutto il Mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
Le vaccinazioni rappresentano una componente fondamentale dei servizi sanitari e una loro interruzione, anche se breve, potrebbe avere come conseguenza lo sviluppo di epidemie altrimenti prevenibili con un’adeguata immunizzazione.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in un sondaggio effettuato a inizio 2021 su 135 Paesi, ha riportato che l’interruzione nei servizi per le vaccinazioni di routine persiste in più di un terzo dei rispondenti, nonostante i miglioramenti rispetto all’anno precedente: dal 2020 i servizi di immunizzazione nelle strutture sanitarie e le campagne vaccinali sono migliorati rispettivamente del 20% e 30%.
La compromissione nei servizi vaccinali si è rivelata di diversa entità nei vari Paesi: a risentirne maggiormente sono state l’America (soprattutto Centro-Sud) e l’Africa, seguite a ruota dalle regioni del Pacifico occidentale, (Cina, Giappone, Australia). In Europa le cose sono andate meglio che nel resto del Mondo, e i livelli di interruzione delle vaccinazioni riportati sono stati moderati (5-25%).
In Italia i vaccini calano meno di altri servizi
L’Italia rimane in linea con l’Europa. Secondo i dati resi noti lo scorso novembre dal Ministero della salute, nel 2020 vi è stata una riduzione di circa un punto percentuale della copertura vaccinale a ventiquattro mesi nei bambini contro morbillo e poliomielite – e quindi del vaccino esavalente contro polio, difterite, tetano, pertosse, epatite B e haemophilus influenzae di tipo B. Le coperture nazionali rimangono in parte al di sotto della soglia del 95%, raccomandata dall’Oms per mantenere l’immunità di gregge. Un trend in negativo si è osservato anche per i vaccini contro varicella, meningococco B e pneumococco.
Nonostante questi risultati, secondo Donato Greco, medico epidemiologo, consulente dell’Oms e componente del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid-19, “il risultato complessivo è stato decisamente migliore che per altri servizi di prevenzione, come ad esempio gli screening oncologici. Per quanto riguarda le vaccinazioni c’è stato un calo complessivo di solo circa 1-2%. In ogni caso, si tratta di una diminuzione non sufficiente a far riemergere in maniera epidemica le malattie infettive in questione. Anzi, c’è stato un ulteriore contenimento di queste infezioni attribuibile alle chiusure legate alla pandemia.”
Fa eccezione la vaccinazione contro il papillomavirus, che già prima della pandemia stentava a decollare e contava coperture ancora lontane dalla soglia ottimale prevista dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale (95% nel dodicesimo anno di vita), e che in pandemia ha perso più di dieci punti percentuali.
I motivi del calo vaccinale sono da ricercare da una parte nel timore del contagio, che ha indotto genitori e pediatri di famiglia a rimandare le vaccinazioni di routine dei bambini. Dall’altra, lo svolgimento delle attività di vaccinazione è stato rallentato dalla necessità di rilocalizzare risorse e personale per fronteggiare l’emergenza.
Le differenze tra le Regioni si sono confermate anche in pandemia. “Purtroppo il diritto alla prevenzione non è ancora garantito ugualmente in tutto il Paese” fa notare Greco. La copertura anti-polio a ventiquattro mesi al 2020 superava la soglia raccomandata del 95% solo in nove Regioni (Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Trento, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Molise, Campania, Sardegna), e per il morbillo solo in Lazio, Toscana e nella Provincia autonoma di Trento.
Serve una riforma del sistema vaccinale nazionale
La pandemia ha certamente portato e porterà in futuro profondi cambiamenti nell’approccio e nella gestione delle vaccinazioni.
“Il sistema delle vaccinazioni in Italia ha tenuto – sostiene Greco – forse anche perché in Italia abbiamo un sistema universale di vaccinazioni. Il futuro che lo aspetta però è tutt’altro che semplice: dobbiamo passare dai 20 milioni di cicli vaccinali che abbiamo fatto negli ultimi cinque-sei anni, ai 120-130 milioni che dovremo fare da qui in poi, per mantenere la protezione contro il Covid-19. Il lavoro dei centri vaccinali quintuplicherà. Finita l’epoca Figliuolo, la fase di emergenza, la vaccinazione Covid-19 dovrà essere integrata nella routine vaccinale, e questo richiederà uno sforzo non da poco.”
Si dovrà passare da un sistema di emergenza a uno di routine, senza trascurare il fenomeno dell’esitazione vaccinale. Secondo Greco “è necessaria una drastica riforma del sistema vaccinale nazionale, che punti su prossimità, l’essere vicini alla gente, accessibilità dei servizi – ad esempio estendere l’apertura dei centri vaccinali anche alle ore serali – e soprattutto su un’offerta attiva delle vaccinazioni ai cittadini.”
Il crollo delle vaccinazioni di routine nei Paesi del Sud del Mondo
Secondo l’Unicef durante il primo anno di pandemia da Covid-19, 23 milioni di bambini non hanno ricevuto le vaccinazioni essenziali, quasi 4 milioni in più rispetto al 2019. Di questi 23 milioni, più del 60% proviene da soli dieci Paesi (India, Nigeria, Congo, Pakistan, Indonesia, Etiopia, Brasile, Filippine, Angola, Messico).
All’inizio della pandemia molti Paesi hanno dovuto sospendere temporaneamente le campagne di vaccinazione di massa contro malattie quali colera, morbillo, meningite, poliomielite, tetano, tifo e febbre gialla, per la necessità di mantenere il distanziamento sociale e ridurre il rischio di trasmissione dell’infezione da Covid-19.
Il crollo delle vaccinazioni in questi Paesi è stato anche da ricondursi al fatto che, come fa notare Greco, in questi Paesi le vaccinazioni siano sostenute principalmente dalle organizzazioni non governative, che in pandemia si sono sostanzialmente fermate.
L’ultimo miglio della polio
La prossima malattia in lista per l’eradicazione grazie ai vaccini è la poliomielite e anche per questa malattia la pandemia da Covid-19 ha avuto effetti ambivalenti, spiega Agnese Collino supervisore scientifico di Fondazione Umberto Veronesi e autrice del libro “la malattia da 10 centesimi” Storia della polio e di come ha cambiato la nostra società.
“Da un lato, durante la prima ondata, i vertici della Iniziativa globale per l’eradicazione della poliomielite (Global Polio Eradication Initiative,GPEI) hanno deciso di sospendere le campagne vaccinali contro la poliomielite nei Paesi dove la malattia è ancora un rischio concreto, per evitare che le stesse campagne, spesso condotte porta a porta, diventassero un’occasione di diffusione dei contagi da coronavirus.”
D’altra parte, la diffusione delle pratiche igieniche, le restrizioni riguardo il distanziamento e la ridotta circolazione di persone hanno determinato un calo dei contagi da poliovirus: sono stati solo cinque i casi registrati in tutto il 2021, di cui uno in Pakistan e quattro in Afghanistan, contro i 140 del 2020 e i 176 del 2019.
In questa gara di resistenza contro la polio non siamo mai stati tanto vicini all’eradicazione, anche se “è sempre l’ultimo miglio delle maratone quello più difficile da correre, specialmente quando l’attenzione sanitaria di tutto il mondo è rivolta ad altri temi”, rimarca Collino.
Il nuovo piano della GPEI lanciato a metà 2021 si prefigge l’ambizioso obiettivo dell’eradicazione entro il 2026. Nel frattempo, è stato comunque raggiunto un importante obiettivo: “la messa a punto di un’organizzazione formidabile, fatta di collaborazioni intergovernative, trasferimento di know-how, contatti locali, mediazioni con le case produttrici di vaccini, volontari, capaci di implementare campagne sanitarie salvavita nelle zone più difficili del Pianeta.”
Fondamentale per questa malattia, ma non solo, ricorda Collino: “una macchina che si sta attualmente rivelando preziosa anche per le campagne anti-Covid-19, così come per quelle contro altre patologie trasmissibili. Speriamo quindi che, nel momento in cui riusciremo a cancellare per sempre la polio, questa struttura possa andare avanti e permetterci di dire addio a tante altre malattie.”