Il 24 dicembre il World Food Programme (WFP), il programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, ha dichiarato che 22,8 milioni di afgani, vale a dire più della metà della popolazione del Paese, sono alla fame. Con l’arrivo dell’inverno e temperature che potrebbero raggiungere -25 ºC, si stanno raggiungendo i livelli estremi di fame. Sono a rischio di malnutrizione acuta 3,2 milioni di bambini e 700mila donne incinte e in fase di allattamento, e tutte le trentaquattro province del Paese stanno affrontando livelli emergenziali di carenza di cibo.
Questa impressionante crisi umanitaria è resa ancora più grave dal collasso delle infrastrutture economiche del Paese sostenute negli ultimi venti anni dagli aiuti dell’Occidente, aiuti interrotti con l’avvento dei talebani lo scorso agosto, dalla svalutazione della moneta locale, dalla perdita di posti di lavoro e dall’aumento del prezzo dei generi alimentari. Un sacco di farina, ad esempio, costa ora il 50% in più dello scorso giugno (dati WFP Market Monitor).
Alcune parti del Paese erano già duramente colpite dall’emergenza alimentare anche prima che i talebani prendessero il potere. La povertà e l’insicurezza alimentare erano diffuse e il declino economico si è aggravato dal conflitto prolungato e dalla pandemia Covid-19.
Il Global Hunger Index 2021 (GHI), pubblicato dalle associazioni non-governative Concern Worldwide and Welthungerhilfe, pone l’Afghanistan nella 103esima posizione su 116 Paesi.
La classifica GHI incorpora quattro indicatori: denutrizione, deperimento, arresto della crescita e mortalità infantile.
Con un punteggio di 28,3, l’Afghanistan ha un livello di fame grave.
Secondo l’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati (United Nations High Commissioner for Refugees, UNHCR), la situazione umanitaria è resa più complessa dal movimento di persone che attraversano il Paese sia a causa del conflitto di lunga durata che ha creato oltre 3,5 milioni di sfollati, sia per ragioni legate al cambiamento climatico e a disastri naturali.
Infatti, per il secondo anno consecutivo, vaste aree dell’Afghanistan sono state colpite da La Niña, un periodo di siccità che ha danneggiato severamente i raccolti e messo allo stremo la popolazione.
Ora l’Afghanistan è sull’orlo di quella che la rappresentante speciale delle Nazioni unite Deborah Lyons ha descritto come “una catastrofe umanitaria”, mentre aumentano gli appelli da parte delle organizzazioni non governative ai Governi per una deroga alle attuali politiche antiterrorismo e alle sanzioni per consentire la consegna rapida di aiuti umanitari salvavita.