La pandemia ha aumentato i disturbi mentali, soprattutto nei giovani. Lo stigma persiste, ma le risorse investite per la cura restano insufficienti (1) L’incidenza delle patologie aumenta nei Paesi ricchi, che sono però quelli che investono meno

La pandemia ha aumentato i disturbi mentali, soprattutto nei giovani. Lo stigma persiste, ma le risorse investite per la cura restano insufficienti (1)

L’incidenza delle patologie aumenta nei Paesi ricchi, che sono però quelli che investono meno

“Il problema dello stigma nei confronti dei disturbi mentali è ancora oggi molto evidente, in particolare nei Paesi occidentali. L’essere affetti da un disturbo psichico è spesso ricondotto a una vulnerabilità della persona, un’incapacità di mettere in atto la propria forza di volontà o reagire alla vita. Quindi la sofferenza psichica è percepita come qualcosa inerente l’essere deboli, incapaci e di cui vergognarsi personalmente, con quanto ne consegue in termini di diagnosi precoce e precoci cure.” È quanto afferma ad Agenda17 Luigi Grassi, docente di Psichiatria presso l’Università di Ferrara.

Con la pandemia e le restrizioni sociali si è tornati a parlare della salute mentale in tutte le fasce d’età. Nonostante dati completi non siano ancora disponibili, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms, World Health Organization WHO) riconosce l’impatto sulla salute mentale del Covid-19 dovuto alla paura di contrarre il virus, ma anche ai cambiamenti imposti nella vita quotidiana, alla disoccupazione temporanea, alla didattica a distanza per i giovani e alla mancanza di contatto fisico. 

Secondo il primo studio su scala globale pubblicato su The Lancet, il Covid-19 ha determinato un’importante crescita dei disturbi di ansia e depressione, in particolare tra le donne e i giovani, con un aumento stimato del 28% dei disturbi depressivi e del 26% dei casi di ansia.

L’incidenza dei disturbi depressivi (A) e di ansia (B) prima e dopo la pandemia: l’aumento dei casi riguarda soprattutto donne e giovani (© The Lancet)

In particolare, i giovani hanno subito la chiusura delle scuole e la limitazione delle interazioni con i loro pari, mentre le donne hanno dovuto sopportare un maggiore carico di lavoro domestico e un aumentato rischio di violenza.

Tra la popolazione c’è però consapevolezza dell’importanza della salute mentale, considerato il terzo problema di salute più importante da affrontare dopo Covid-19 e cancro. Il 79% delle persone considera la salute mentale e quella fisica ugualmente importanti, ma solo il 35% ritiene che il sistema sanitario del proprio Paese offra servizi ugualmente idonei per tutelarle.

La salute mentale è a rischio soprattutto nei Paesi economicamente sviluppati

Tra il 2011 e il 2030 il costo stimato delle malattie mentali nel Mondo sarà di oltre 16 trilioni di dollari “in termini di mancata produzione”. I disturbi mentali, intesi come patologie sia psichiatriche sia neurologiche, rappresentano nei Paesi ad alto reddito la principale causa di perdita di anni di vita per morte prematura e disabilità (17,4%), più del cancro e delle malattie cardiovascolari.

“Il benessere economico – commenta Grassi – è stato accompagnato da importanti cambiamenti di valori, quali il successo a ogni costo e la competizione senza limiti, ingredienti tossici per l’uomo. È un dato di fatto che siano così aumentati i disturbi depressivi, molto complessi nelle cause che li determinano (biologiche, ma anche psicologiche e sociali). 

Luigi Grassi è docente di Psichiatria presso l’Università di Ferrara

Vi è un esaurimento totale della propria identità e della stima di sé, con un aumento della percezione di sé come incapaci, incompetenti, fallimentari. Questo conduce alla perdita della speranza e al suicidio come possibile uscita da una vita inutile. 

Inoltre i disturbi depressivi si associano a maggiore rischio di ammalarsi di patologie del corpo, poiché la depressione è una malattia sistemica che causa ripercussioni negative sui delicati assi dell’organismo, tra cui il sistema immunitario e quello cardiovascolare, oltre a una cronicizzazione dei meccanismi ormonali dello stress che portano a esaurimento delle risorse e delle capacità di difesa biologica.”

Anche la cura è un privilegio riservato ai Paesi ricchi, che però investono poco

Nel 2000 l’Oms ha lanciato il Project Atlas per mappare le risorse per la salute mentale a livello globale. Il Mental Health Atlas 2020 ha monitorato i progressi compiuti rispetto al Comprehensive Mental Health Action Plan 2013-2030 adottato da 194 Paesi dell’Oms.

Nel complesso gli obiettivi non sono stati raggiunti. I valori fissati per il 2030 a livello globale potranno essere raggiunti solo con un impegno collettivo per i prossimi dieci anni in massicci investimenti e nell’aumento degli sforzi a livello nazionale rispetto a politiche, legislazioni, programmi e servizi. 

Il report rileva inoltre forti diseguaglianze nella disponibilità e nella distribuzione delle risorse per la salute mentale tra Paesi ad alto e basso reddito. Come mostra il grafico, c’è una correlazione significativa tra la spesa pubblica pro capite e il reddito nazionale lordo. Se però guardiamo alla percentuale nella spesa sanitaria totale, emerge che molti Paesi a medio e basso reddito indirizzano una quota significativa di spesa alla salute mentale (anche se l’importo in sé non è significativo), al contrario di quanto accade in alcuni Paesi ad alto reddito.

La salute mentale nella spesa sanitaria dei Paesi ad alto e basso reddito: questi ultimi tendono a stanziare percentuali maggiori di fondi alla salute mentale, anche se le cifre rimangono più basse (©Mental Health Atlas 2020)

Nonostante positivi incrementi nell’adozione da parte degli Stati di politiche nazionali per la salute mentale (+68% dal 2014) e di leggi specifiche (+ 51%), le risorse umane e finanziarie stanziate rimangono nel complesso limitate (una mediana globale del 2,1% della spesa sanitaria pubblica).

A questi dati, si dovrà aggiungere un’indagine sull’impatto della pandemia sull’erogazione dei servizi sanitari essenziali. Le prime ricerche condotte tra gennaio e marzo 2021 identificano infatti proprio i programmi rivolti a disturbi mentali, neurologici e da uso di sostanze come quelli che hanno subito più interruzioni (45% dei Paesi coinvolti). 

Anche tra i più giovani crescono i disturbi mentali

Sono infine in crescita i disturbi mentali anche tra i milioni di bambini e adolescenti, cui non a caso è dedicato Il report 2021 del Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia (United Nations International Children’s Emergency Fund, UNICEF), intitolato On my  mind: promoting, protecting and caring for children’s mental health.

Il suicidio è infatti la quarta causa di morte tra i giovani dai 15 ai 19 anni dopo gli incidenti stradali, la violenza interpersonale e la tubercolosi. Ogni anno quasi 46mila giovani tra i 10 e i 19 anni si tolgono la vita, uno ogni undici minuti. In Europa orientale e Asia centrale è la prima causa di morte per questa fascia di età, mentre in Europa occidentale, Asia meridionale, Africa centro-settentrionale e Nord America è la seconda.

Inoltre un adolescente su sette è affetto da disturbi mentali, con prevalenza di ansia e depressione (40%). Nel 2020 oltre il 13% degli adolescenti ne ha sofferto, con i tassi maggiori in Medio Oriente, Africa settentrionale, America settentrionale ed Europa occidentale.

In aumento anche gli “Hikikomori”: giovani con crescente difficoltà a confrontarsi con la vita sociale, finendo per isolarsi anche per anni e sviluppare dipendenza dalla rete (©Pixabay)

Secondo The changing childhood Project dell’UNICEF, condotto in ventuno Paesi nella prima metà del 2021, il 36% dei giovani (15-24 anni) afferma di provare frequentemente ansia, preoccupazione o nervosismo. Questo vale in particolare per gli Stati uniti, la Francia e la Germania.

“Il disagio giovanile è in effetti molto aumentato negli ultimi dieci anni – conclude Grassi – quanto meno nei Paesi industrializzati. Si è assistito a un incremento di alcuni disturbi tipici dell’adolescenza e in particolare, ma non esclusivamente, nel sesso femminile, come i disturbi del comportamento alimentare.

Anche l’aumento nell’uso di sostanze come la cannabis e altre molecole di abuso, o nuove sostanze sintetiche quali i cantinoni e altre molecole che impattano in maniera tossica sul cervello in via di sviluppo, determina un maggior rischio di patologie depressive e di ansia oltre che di più gravi disturbi mentali di tipo psicotico. 
A ciò si aggiungono fattori sociali e culturali legati ai cambiamenti nella vita della nostra società. L’uso indiscriminato ed eccessivo di mezzi di comunicazione che privano di contatti sociali reali, in favore di quelli virtuali, ha alterato le relazioni interpersonali determinando spesso, oltre alla progressiva alienazione della persona, disturbi del sonno e dei crono ritmi, con un incremento del rischio di patologie psichiatriche e di comportamenti impulsivi come l’autolesionismo. I valori sociali sembrano essersi esauriti e i processi educativi, in una cultura del ‘tutto e subito’, hanno certamente fatto danni.” (1.Continua)

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