I pesticidi di nuova generazione sono sicuri per le api? No, secondo uno studio, e gli apicoltori chiedono maggiori controlli

I pesticidi di nuova generazione sono sicuri per le api?

No, secondo uno studio, e gli apicoltori chiedono maggiori controlli

Fattori quali l’inquinamento ambientale, i cambiamenti climatici, le pratiche agricole intensive e l’uso di pesticidi sono, come è assodato da tempo, le principali cause di morie anomale delle api. 

L’utilizzo di prodotti chimici in agricoltura causa una costante diminuzione delle famiglie di api, minacciando così il loro ruolo di impollinatori, fondamentale per l’agricoltura e l’ambiente.

Nell’aprile 2018 la Comunità europea ha approvato il bando permanente di tre insetticidi neonicotinoidi considerati dannosi per la salute delle api. Si tratta di sostanze che legano irreversibilmente i recettori nicotinici dell’acetilcolina provocando un’eccitazione prolungata delle cellule nervose con conseguente paralisi e morte. Tuttavia restano in commercio ancora altri insetticidi neonicotinoidi considerati al contrario sicuri, e tra questi il flupyradifurone, insetticida ad ampio spettro utilizzato contro una grande varietà di parassiti che popolano soprattutto le piante in fiore. 

I test attualmente in uso per verificare la tossicità dei pesticidi al fine di autorizzarne o meno l’utilizzo sono limitati e si basano principalmente sulla valutazione dei rischi a breve termine, come la morte istantanea.

Nuovi studi dimostrano la tossicità

Un recente studio internazionale coordinato da Simone Tosi,ricercatore del Dipartimento di scienze agrarie, forestali e alimentari (Disafa) dell’Università di Torino, e pubblicato su Communications biology, una rivista del gruppo Nature, si è concentrato sullo sviluppo di un nuovo metodo che prende in considerazione anche la valutazione del rischio a lungo termine dimostrando che l’insetticida flupyradifurone è in realtà dannoso per le api. 

Pur non causando effetti letali immediati, a differenza di altri pesticidi come il glifosato, ne compromette il comportamento e la sopravvivenza anche a bassi livelli di contaminazione, infatti può causare nelle api perdita di coordinazione o iperattività.

Moria di api a causa di pesticidi (©Gdoremi)

“Alcuni trattamenti – spiega Giuseppe Zanini, apicoltore della società agricola Apicoltura d’Este – possono causare deformazioni alle ali e perdita di orientamento. Le api, non riuscendo più a tornare a casa, oltre a non portare nutrimento alla famiglia, nei periodi estivi non svolgono un’altra fondamentale funzione: mantenere l’alveare climatizzato con umidità e temperatura costante, grazie all’acqua che vanno a cercare e vi riportano per diffonderla attraverso il battito delle ali. A causa del mancato ritorno delle api l’intero alveare rischia di morire di fame e di caldo.”

Le api sono bioindicatori utili e nuove direttive le tutelano 

“Le api sono quindi in grado di svelare la salute dell’ambiente per alcuni chilometri intorno all’ubicazione del proprio alveare – continua Giuseppe Zanini-. Per questo sono considerate dei bioindicatori utili per segnalare possibili danni all’ambiente in cui vivono, sia mediante un elevato tasso di mortalità in caso di pesticidi, sia mediante l’analisi di tracce di inquinanti nei prodotti dell’alveare. 

L’utilizzo di pesticidi inizia a marzo quando, già prima della semina, gli agricoltori sono soliti fare un diserbo generale sul prato e sui suoi primi fiori. Successivamente vengono trattate le coltivazioni intensive, come il mais e la soia, seguite dalla frutta. Non c’è attività agricola di cui la chimica non faccia parte.” 

Zanini spiega come negli ultimi anni sia stato mostrato un maggiore interesse per la salvaguardia delle api, che si è concretizzato con alcune iniziative locali, ad esempio le campagne di sensibilizzazione per la piantumazione di piante mellifere ricche di nettare, come il tarassaco, invece del prato inglese, che non ha polline e dunque non può garantire nutrimento alle api. A livello nazionale ed europeo sono state concesse sovvenzioni per l’utilizzo delle api come bioindicatori delle condizioni dell’ambiente che le circonda.

Poiché le api sono considerate degli ottimi bioindicatori della salubrità ambientale, sono state emanate direttive a tutela della conservazione della biodiversità e della salute di questi insetti impollinatori. 

Tra queste, la Direttiva 2019 del Ministero dell’ambiente riguardante la programmazione di azioni dirette ad affrontare il declino degli insetti impollinatori, e la successiva del 2020 promuove l’attuazione del Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (D.M. 22/01/2014) e delle Linee guida per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari (D.M. 10/03/2015). 

Infine la Direttiva del 2021, che raccomanda un approfondimento sulle cause del declino degli impollinatori, in particolare quello dovuto all’uso dei prodotti di sintesi in agricoltura

“Un buon punto di partenza per una maggiore salvaguardia delle api – suggerisce Giuseppe Zanini – potrebbe essere l’implementazione dei controlli intesi sia come quelli svolti dagli stessi apicoltori, sia quelli a cura delle Aziende sanitarie locali territoriali al fine di valutare la presenza di residui chimici nell’alveare e nel miele.”

Se da un lato i pesticidi permettono il controllo dei parassiti delle piante, dall’altro il loro assorbimento da parte di questi insetti porta a conseguenze dannose se non letali. È importante sapere che i residui di pesticidi possono essere trovati anche a lunghe distanze dalle zone coltivate, soggette a trattamenti chimici, a causa dell’azione del vento e delle piogge: un fenomeno chiamato deriva dei pesticidi.

La deriva dei pesticidi su api e piante anche distanti dai terreni coltivati (©grafinfo.be)

Privilegiare l’agricoltura biologica 

Lo scorso luglio le maggiori associazioni nazionali di apicoltori (Unione nazionale Associazioni apicoltori italiani – Unaapi – , Consorzio nazionale APIcoltori – Conapi -, Associazione apicoltori professionisti italiani – Aapi -) in una lettera diretta ai Ministri della salute, della transizione ecologica e delle politiche agricole, alimentari e forestali, hanno chiesto azioni mirate in coerenza con le Strategie Farm to Fork e Biodiversità per il 2030.

Obiettivo della richiesta sono il contrasto del declino degli insetti impollinatori e una maggiore attenzione nelle procedure di autorizzazione dell’uso dei prodotti fitosanitari. Gli apicoltori in particolare hanno richiesto l’autorizzazione all’uso di questi prodotti con un impatto dello 0% sulle colonie d’api e non maggiore.

Tra le possibili soluzioni future si auspica una maggiore transizione verso l’agricoltura biologica, con una riduzione importante dell’uso di pesticidi sintetici a vantaggio di metodi ecologici per salvaguardare sia il prodotto agroalimentare sia la salute delle api. Giuseppe Zanini infatti spiega come nel miele di montagna, ad esempio, siano presenti quantità molto più basse, o del tutto assenti, di pesticidi rispetto al miele prodotto in pianura, luogo prediletto per l’agricoltura e il conseguente uso di trattamenti chimici.

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