Nelle scorse settimane, un iceberg di 1270 km2, pari all’estensione del comune di Roma Capitale, alla deriva lungo la costa occidentale dell’Antartide, ha sfiorato la piattaforma di ghiaccio Brunt, dalla quale si era staccato a fine febbraio. Le immagini provengono dal satellite Sentinel-1 del programma Copernicus, un’iniziativa congiunta tra la Commissione europea e l’Agenzia spaziale europea (ESA, European Space Agency) per il monitoraggio della Terra dallo spazio.
Soprannominato A-74, è il più grande iceberg mai staccatosi in questo particolare settore dell’Antartide dal 1971. Se si fosse scontrato più violentemente con la piattaforma di ghiaccio, spessa 150 metri, avrebbe potuto accelerare la frattura di un’altra delle sue crepe, staccando un nuovo iceberg ancora più grande.
L’Antartide ospita il più grande serbatoio di ghiaccio della Terra: circa 30 milioni di km3, pari al 70% di tutta l’acqua dolce del pianeta. Il rilascio di grossi iceberg come questo ha un impatto indiretto sull’innalzamento del livello del mare, poiché le piattaforme di ghiaccio contribuiscono a rallentare lo scorrimento dei ghiacciai antartici e dei flussi di ghiaccio verso il mare.
Nei 25 anni tra il 1992 e il 2017, l’Antartide ha perso 2700 miliardi di tonnellate di ghiaccio: un trend in accelerazione – da 49 miliardi di tonnellate l’anno tra il 1992 e il 1997 a ben 219 miliardi di tonnellate annue tra il 2012 e il 2017 – che ha causato un innalzamento globale del livello del mare di circa 8 millimetri (The IMBIE team, Nature, 2018).