Il 2021 è stato proclamato dall’Onu Anno internazionale della frutta e della verdura (Aifv 2021). L’obiettivo è incoraggiare gli Stati membri e le organizzazioni delle Nazioni unite ad agire per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di tali alimenti nella dieta e, allo stesso tempo, concorrere al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. La Food and Agriculture Organization (FAO) è l’agenzia capofila nelle celebrazioni, in collaborazione con altri organismi e organizzazioni del sistema delle Nazioni unite.
Una dieta per la salute umana e ambientale
L’urgenza di condividere obiettivi scientifici su scala globale per diete sane e una produzione alimentare sostenibile ha portato alla creazione della EAT-Lancet Commission, composta di trentasette scienziati provenienti da sedici Paesi diversi, esperti in varie discipline tra cui la salute dell’uomo, l’agricoltura, le scienze politiche e la sostenibilità ambientale.
Con l’obiettivo, non facile, di realizzare entro il 2050 diete della salute per circa 10 miliardi di persone, la EAT-Lancet Commission ha esaminato una vasta mole di studi in merito all’impatto ambientale delle diverse diete, concludendo che “molti sono concordi nell’affermare che una dieta ricca di alimenti di origine vegetale con modeste quantità di cibi di origine animale comporti benefici sia per la salute sia per l’ambiente.” Ne è scaturita la Planetary Health Diet basata essenzialmente su alimenti di origine vegetale, ridotte quantità di alimenti di origine animale, grassi insaturi piuttosto che saturi e limitate quantità di cereali raffinati, alimenti ultra-trasformati e zuccheri.
La transizione entro il 2050 verso diete sane imporrà notevoli cambiamenti nelle abitudini alimentari. La quantità di frutta, verdura, frutta a guscio e legumi consumata a livello globale dovrà raddoppiare, mentre quella di alimenti come carne rossa e zucchero dovrà ridursi di oltre il 50%.
L’atteggiamento della popolazione mondiale verso le diete a base vegetale
Secondo il People’s Climate Vote, il più grande sondaggio al mondo sul cambiamento (promosso dal Programma di sviluppo Onu e l’Università di Oxford), che ha intervistato un milione e 200mila persone in cinquanta Paesi, due persone su tre pensano che il cambiamento climatico sia un’emergenza da affrontare subito e con decisione, ma solo una persona su tre pensa che si debbano incentivare le diete a base vegetale.
Questo nonostante sia ormai noto il contributo al cambiamento climatico degli allevamenti convenzionali, a causa delle emissioni di gas climalteranti e della deforestazione finalizzata a creare pascoli e campi per la produzione di mangimi.
Da qui la necessità di un robusto supporto in termini promozionali verso le diete in grado di guardare al futuro.
L’Aifv 2021 mira a sensibilizzare e indirizzare l’attenzione politica e a condividere buone pratiche su i benefici nutrizionali e per la salute del consumo di frutta e verdura, il contributo del consumo di frutta e verdura alla promozione di diete e stili di vita diversificati, equilibrati e sani, e la riduzione di perdite e sprechi di frutta e verdura.
Frutta e verdura per la salute
Che la frutta e la verdura siano alla base di una dieta salutare è un dato sempre più consolidato. Con il sostegno di un’ampia letteratura scientifica, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ne raccomanda da tempo il consumo di almeno 400 grammi al giorno fra frutta e verdura, corrispondenti a circa cinque porzioni quotidiane (five a day), così come riportato nelle Linee guida sana alimentazione 2018.
L’importanza di frutta e verdura per mantenersi in salute ha ottenuto un ulteriore robusto conforto da una metanalisi a cura dell’Harvard Medical School, pubblicata quest’anno su Circulation. Sono stati esaminati ventisei studi recanti informazioni sul consumo di frutta e verdura di ben 1,9 milioni di partecipanti, originari di ventinove Paesi di cinque diversi continenti.
L’indagine ha evidenziato come la correlazione fra dose raccomandata di vegetali e una maggiore aspettativa di vita abbia trovato conferma in tutte le ricerche. Rispetto a chi si limitava a due sole porzioni di frutta e verdura al giorno, chi ne consumava cinque mostrava un rischio di morte inferiore del 13% per tutte le cause, del 12% per malattie cardiovascolari, del 10% per cancro e del 35% per malattie respiratorie come la broncopneumopatia cronica ostruttiva. Inoltre, il consumo di tre porzioni al giorno di verdura e due di frutta è risultato associato alla massima longevità.
I consumi di frutta e verdura in Italia sono ancora troppo bassi
L’indagine Eurostat del 2017 ha evidenziato che l’85% degli italiani mangia frutta e l’80% verdura almeno una volta al giorno, tra le percentuali più alte dell’Unione europea nel consumo quotidiano.
Ciononostante, in Italia siamo ancora lontani dai consumi raccomandati. Secondo la sorveglianza Passi 2016-19, meno di cinque adulti su dieci consumano 1-2 porzioni di frutta o verdura al giorno, quattro su dieci ne consumano 3-4 porzioni, mentre appena una su dieci consuma le cinque porzioni raccomandate.
Purtroppo le abitudini di consumo dei più piccoli non sono migliori. La sorveglianza di Okkio alla salute 2019 registra un insufficiente consumo di frutta e verdura: un bambino su quattro non ne mangia quotidianamente (dato che si conferma nelle sei diverse rilevazioni condotte dal 2008 al 2019), mentre appena il i 5,3 % consuma le cinque porzioni raccomandate.
Col progredire dell’età la situazione non sembra migliorare. Secondo la rilevazione Health Behaviour in School- aged Children (HBSAC) del 2018 solo un terzo dei ragazzi italiani fra gli undici e i quattordici anni consuma frutta e verdura almeno una volta al giorno. Ben lontani dalle cinque porzioni raccomandate!
Buone pratiche per promuovere il consumo di frutta e verdura
Stante la situazione, appare quanto mai opportuna l’iniziativa promossa dalla FAO che potrà fare tesoro di alcune buone pratiche suggerite dalle sorveglianze stesse e riproposte nel Piano nazionale della prevenzione 2020-25 nei diversi setting.
Appare incoraggiante il dato emergente da Okkio alla salute, secondo cui i ragazzi che mangiano in mensa consumano più frutta e verdura, a sostegno dell’importanza del contesto scolastico e della ristorazione in particolare nel dare attuazione pratica agli interventi di educazione alimentare con la dovuta attenzione alla sostenibilità della dieta.
D’interesse, a tal proposito, l’esperienza realizzato nelle scuole di Bologna col progetto Good for food, percorso di educazione alimentare e sostenibilità ambientale (finanziato da Fondo mense scolastiche biologiche Mipaaf) nell’anno scolastico 2020-21 in piena pandemia. Attraverso la didattica a distanza e laboratori dedicati, il progetto ha visto protagonisti attivi gli insegnanti, i ragazzi e le rispettive famiglie col sostegno del gestore della ristorazione e dell’ente locale.
Gli stessi italiani costretti a casa dalla pandemia di Covid19 secondo un’indagine di Crea Alimenti e nutrizione hanno acquistato maggiori quantità di frutta (+ 29 %), verdura(+ 33%) e legumi ( + 26,5%) . Si tratta di dati in linea con i dati Istat sulla spesa degli italiani nel primo trimestre del 2020.
Una tendenza che appare confermata dall’indagine dell’Osservatorio Waste Watcher (Last Minute Market/Swg) dell’Università di Bologna, diffusa lo scorso novembre, da cui emerge che Il 43,5% degli intervistati ha acquistato più verdure fresche, il 43,1% più frutta fresca e il 36,8% legumi.
Secondo più recenti elaborazioni di Nomisma, nel 2020 il consumo pro capite annuo di ortofrutta fresca in Italia è stato di 160 chili, decisamente superiore rispetto a molti Paesi europei come Germania (109 chili) o Regno Unito (101 chili) con una crescente attenzione a origine, prodotti del territorio, biologici ed ecosostenibili.