Le prime stime sulle emissioni dei gas serra a livello nazionale per il 2020 fornite dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) indicano una riduzione del 9,8% rispetto all’anno precedente. Per interpretare correttamente questa drastica diminuzione bisogna ovviamente tener conto che è stato l’anno della pandemia, che ha comportato una riduzione del Prodotto interno lordo nello stesso periodo dell’8,9%.
Significativamente, proprio i settori legati alla situazione sanitaria sono quelli che che hanno segnato le maggiori riduzioni: quello dei trasporti (per via delle limitazioni agli spostamenti e gli incentivi ai mezzi elettrici) e quello della produzione di energia (per il quale c’è stata una diminuzione della domanda dovuta al rallentamento della produzione).
Ma la vera buona notizia è che questa diminuzione non è frutto solamente della situazione eccezionale, e questo fa ben sperare che il nostro Paese possa centrare gli obiettivi del piano trasmesso a Bruxelles in febbraio per il totale azzeramento delle emissioni entro il 2025.
L‘andamento delle emissioni di gas serra in Italia
Prima del 2020 in Italia le emissioni seguivano già un trend di diminuzione. Annualmente l’Ispra aggiorna l’Inventario nazionale sulle emissioni di gas serra e altri inquinanti, strumento utile per la pianificazione e l’attuazione delle politiche ambientali. Dal recente aggiornamento di questo documento con i dati del 2019 emerge che, dal 1990, le emissioni di gas serra sono calate del 19%.
I fattori che hanno contribuito a questa diminuzione sono la continua crescita del settore delle energie da fonti rinnovabili, lo sviluppo di macchinari industriali a maggiore efficienza energetica e il declino nell’uso del carbone.
I settori della produzione di energia e dei trasporti sono i due principali responsabili della produzione di gas serra: solo questi due comparti causano la metà delle emissioni italiane.
Particolarmente significativo il contributo fornito dal settore della produzione di energia che, sempre rispetto al 1990, scende del 33% nel 2019, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica da 178,6 Terawattora (TWh) a 195,7 TWh, e dei consumi di energia elettrica da 218,7 TWh a 301,8 TWh.
L’effetto della pandemia sulle emissioni a livello globale
All’interno del report “Global energy review, CO2 emissions in 2020”, l’International Energy Agency (IEA) ha analizzato i dati legati alla produzione energetica mondiale di questo anno anomalo. Come c’era da aspettarsi, a livello mondiale il consumo di combustibili fossili è diminuito mentre è aumentato l’utilizzo di veicoli elettrici ed è cresciuto il settore della produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico.
Questo ha causato una diminuzione delle emissioni di gas serra del 5,8% e quindi un minimo storico di emissioni, considerando che per raggiungere livelli simili dovremmo tornare indietro nel tempo fino agli anni della Seconda guerra mondiale.
Tuttavia, con l’allentamento delle restrizioni le emissioni degli ultimi mesi del 2020 sono aumentate, arrivando, nel mese di dicembre, a un 2% in più rispetto a quelle di dicembre 2019.
Questo incremento non è stato causato da un aumento delle emissioni europee, che anche negli ultimi mesi del 2020 hanno registrato valori inferiori o pari a quelli del 2019, ma dalle emissioni di Paesi come la Cina, il Brasile e l’India. In questi Paesi infatti il tentativo di far ripartire l’economia ha coinciso con un cospicuo aumento delle emissioni di CO2.
Le prospettive non sono quindi rosee, il rischio è quello di dare luogo a un aumento delle emissioni, pur di far ripartire l’economia.
La situazione dipenderà dalle prossime scelte di politica ambientale. A livello europeo, l’obiettivo è quello di un azzeramento delle emissioni entro il 2050 e anche l’Italia deve quindi cercare di raggiungere questo traguardo.