Il tema “I desaparecidos del Mediterraneo. Come dare voce a chi è scomparso nel viaggio per l’Europa” ha aperto il ciclo di incontri “Faglie nascoste. Quattro approcci al razzismo latente” promosso dal Laboratorio antirazzista Ferrara (Laf).
Il Laboratorio è nato in seno al Centro di Ateneo per la cooperazione allo sviluppo internazionale dell’Università di Ferrara. La serie di incontri prevista per quest’anno avverrà, a causa della pandemia, in modalità virtuale.
Alcuni degli argomenti inseriti nel programma degli incontri sono l’etnopsichiatria (incontro svoltosi il 22 aprile), la moda e appropriazione culturale – incontro del 6 maggio – e il raid razzista avvenuto a Macerata nel 2018 – in programma il 20 maggio.
In occasione dell’ultimo incontro sarà presentato il libro “Un attentato quasi terroristico” di Marcello Maneri e Fabio Quassoli, che tratta della sparatoria di Luca Traini con un focus sulla rappresentazione dell’accaduto nei media.
Dialogo e confronto multidisciplinare
Il Laboratorio è un’esperienza di confronto e dialogo sulle tematiche dell’antirazzismo, nato da docenti e studenti dell’ateneo ferrarese e rivolto a tutta la comunità universitaria e non solo.
L’approccio al tema è multidisciplinare e viene osservato attraverso lenti sociologiche, artistiche, geografiche, politiche, letterarie e mediche.
“Fin dall’inizio c’è sempre stata la libertà di scegliere quali sarebbero state le modalità d’azione del Laboratorio. Infatti, uno dei primi nomi proposti era stato Sportello; volevamo fare qualcosa di effettivo che potesse dare risposte a chi aveva delle necessità. Poi abbiamo pensato di avere un approccio più divulgativo e abbiamo cominciato con le conferenze” – commenta lo studente in giurisprudenza, co-fondatore del Laf, Leonardo Magri.
Durante i seminari il dibattito avviene in modo dialogico. Relatori e pubblico si confrontano sostenendo posizioni anche diverse, mantenendo sempre discussioni aperte a impostazioni etiche diverse, senza imporre soluzioni universali.
“La mia forma mentis è cambiata – dichiara Gaia Naldi, studentessa di giurisprudenza e membro del Laf -. Ho sempre faticato a lavorare in gruppo e sono entrata nel Laboratorio anche per mettermi alla prova su questo. Nel gruppo si condivide l’apertura di pensiero, la voglia di migliorarsi vicendevolmente; per me è confortante.”
Nuove forme di comunicazione e partecipazione
Il Laf contribuisce attivamente a promuovere l’inclusione sociale e politica di tutti, indipendentemente da etnia, origine, religione, status economico o altro.
“Provenendo dall’ambito accademico alcune modalità di comunicazione ci sono sconosciute – afferma Maria Laura Santino, membro del Laf a chimica e tecnologie farmaceutiche – Sicuramente dobbiamo evolvere nell’utilizzo di altri strumenti per comunicare. Stiamo pensando a nuove modalità sia online sia in presenza, per non usare solo tavole rotonde e conferenze.”
Camilla Caselli, co-fondatrice del Laboratorio iscritta a giurisprudenza sottolinea l’importanza di nuovi approcci aperti da questa esperienza: “Ero un po’ titubante nel accollarmi la partecipazione al Laboratorio; quando l’opportunità è arrivata ero concentrata su altri tipi di discriminazione. Poi è emersa questa parola meravigliosa: intersezionalità.
Ha cambiato la vita di tutte le persone del Laboratorio. Ci ha fatto capire che anche se parliamo di antirazzismo stiamo parlando di un ‘sistema’ in cui tutte le altre discriminazioni si intersecano, si sommano. Quindi non è un piccolo discorso (parlare di antirazzismo) ma è un enorme discorso, che riguarda la libertà di essere.”
Secondo Lucia Ferraresi, membro del Laboratorio che studia semiotica all’Università di Bologna, “la potenzialità del Laboratorio è la mediazione e l’essere tramite”. Una considerazione che deriva dalla diretta esperienza: “ho assistito alla conferenza con i Guerrilla, un’azione spontanea di attacchinaggio negli spazi urbani. Loro uniscono arte, informazione e denuncia pacifica. Questo gruppo lo conoscevo attraverso Instagram, però non mi ero mai informata andando sul loro sito. In una delle conferenze hanno ospitato il membro principale ed è stata un’altra cosa ascoltare la voce diretta di una persona che crede in quello che sta portando avanti, rispetto a leggere o vedere video in Internet.”
(Laura Scalvenzi, studentessa del Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara)
Bellissimo articolo Laura, il tema mi sta molto a cuore. Più inclusivi e più umani, vogliamo tutti essere accettati e rispettati, è un diritto. Questa iniziativa dovrebbe essere portata su scala mondiale. Complimenti!
Arianna Torres.
Che bella iniziativa! Abbiamo davvero bisogno di costruire percorsi che diffondano una cultura votata al rispetto delle diversità, che sono il fondamento del nostro essere umani! Grazie per l’articolo!